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ANGEL 

PATCHMANOV

Già nei primi decenni di questo secolo Malevic aveva capito che la forma assoluta e il colore assoluto non potevano che coincidere con la fine della pittura. L’arte astratta maturò così i limiti del razionale, ma innescò anche l’irrazionale all’interno dell’astrattismo. Il “significante” divenne una sorta di “portatore sano” di quel virus dell’Io che determinò nel tempo evoluzioni, scissioni, trasgressioni, ideologiche dal rigore del razionalismo e del costruttivismo.

Con la pittura di Angel Patchamanov siamo di fronte ad un esempio di come le modalità dell’astrazione si siano i9ntegrate nel significare complesso e autonomo dell’arte visiva di oggi. Patchamanov non è dominato dall’ansia di omologazione, come invece accade a molti strattismi delle nuove generazioni, ma appare disponibile a vivere con elasticità il flusso dell’esistenza. Infatti la sua pagina ci offre un mondo in costante movimento e, di conseguenza, mutamento; dove a volte compare con evidenza un’immagine figurale, in certi casi antropomorfa, a stabilire la prevalenza delle tematiche legate all’uomo, al suo immaginario, ai suoi sogni, insomma al suo essere essenza ed esistenza. Dora Vallier, ha scritto a questo proposito: “ Quando in arte si solleva la questione del subconscio si pensa al surrealismo. Senz’altro perché il surrealismo ha fatto direttamente riferimento seguendo alla lettera le teorie di Freud, mentre l’arte astratta, inizialmente, sembra volger loro risolutamente le spalle” (D. Vallier, L’astrattismo, Milano, Garzanti, 1984). Evolvendosi, l’arte astratta ha invece come strappato brandelli di subconscio offrendoli allo sguardo senza elaborazioni, in forma di una specie di balbettii ( Wols) o di incursioni a ruota libera (Pollock). Quanto ci propone Patchamanov è caratterizzato piuttosto da una dinamica centripeta, dove tutto converge in un’unica visione interiore ( “Un dipinto non è più una costruzione di colori e linee, ma un animale, una notte, un uomo, o tutto questo insieme” affermavano gli artisti del gruppo Cobra). La pittura di Patchamanov ha un ritmo serrato, un’irruenza dominata a stento, che esprime una vitalità alla sua origine ancora immaginativa, per cui l’uomo è legato a tutte le cose e al senso di mistero della natura. In quest’ambito va posto l’accento al termine “visione”: questo specchio interiore che riflette una vita indistinta nei termini razionali, ma fittamente intessuta dai motivi della fantasia… Specie nei quadri più recenti i colori vividi e le pennellate lasciate in eviudenza ad estenuare il gesto pittorico, si organizzano a costruire forme e poi sistemi di forme, sempre più definite. E’ un lento incedere nella misura di sé, in un processo di riscontro e assimilazione, di avvicinamento tra cosa e cosa: un dispositivo di scelte progressive come le chiuse di un fiume, che lo filtrano fino al mare.

Una tale formulazione è compiuta trasponendo al di là della propria forma una messa-luce intatta nelle sue efficienze modulate a tinte decise, e sembra lo sbocco di energie rinate dall’esperienza visiva, una risposta dell’espressione alla commozione che risulta una singolare capacità di precisare quei volumi e quelle immagini rispecchiate dall’interno.

Nicola Nuti

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