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STEFANO GUERCIO

STEFANO GUERCIO - Un pittore sciamanico

 

Vi sono stati e vi sono vari modi di narrare la natura, il paesaggio che avevamo e abbiamo di fronte. L’ispirazione ha seguito e segue varie strade. Fin dall’antico ai giorni nostri, gli artisti hanno provato un’emozione estetica, stupori, godimento, incanti, davanti alle cose che ci circondano: un bel mattino sul mare, un tramonto tra le colline dense di filari.    
Stefano Guercio, accasato a San Terenzo di Lerici, bassa Liguria, ha dietro sé, in quel magnifico golfo dei poeti, sguardi che provocarono la stupefacente poesia di uno Shelley. Non è poco.
Così pittore raffinatissimo avrebbe potuto limitarsi a fotografare, con semplice esaltazione, il circostante. Lo fecero, prima di lui, geni dell’arte come ad esempio Carlo Carrà o l’effimero Turner. Ma già Savinio, fratello esoterico di Giorgio De Chirico, intravede, quasi in unico stato perenne di trance, figure e situazioni a dir poco surreali, apparizioni sciamaniche in cui si mescolavano coscienze e inconscio.    
Guercio allora “vede” incarnarsi, sopra e dentro il mare succoso azzurro verde, figure e arcani che niente hanno a che fare con il messaggio tanto caro ai cosiddetti artisti che interpretano le esigenze del tempo, ma che per ora di magia raggiungono, attraverso lo sguardo limpidissimo e puro, gli strati più profondi del pensiero sensoriale.    
Così nelle opere di Guercio, coloratissime, estranee al dettaglio realistico, vi è un’abbagliante allucinazione, una persistente smania di voler lasciare gli spazi all’eternità, senza la corruzione del tempo immediato, senza che vi trascorra la storia, la quotidianità di ognuno di noi. Il golfo dei poeti, dove Guercio ambienta, diviene scenografia più adatta alla rappresentazione lirica del bello. Solo perché vi è questo sfondo possono affiorare sirene e tritoni, che nel nostro giorno mai sublime, vengono ricacciati dall’ansia, dalla paura e dalle angosce. Invece sorgono e possono sorgere per cantare assieme ai poeti adolescenti, come Shelley, Keats, Novalis, Nerval, Rimbaud, Holderlind, tutti amanti di una vita non artefatta ma contemplata con lussuriosa golosità. Sopra e dentro il mare.

Adolfo Lippi

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