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MASSIMILIANO MAGGI

Massimiliano Maggi, artista autodidatta e praticamente esordiente nel circuito espositivo italiano, propone opere “genuine”, intendendo con tale termine, che si tratta di realizzazioni non mediate, o filtrate secondo i canoni del politicamente corretto, del quale Maggi si disinteressa, volendo mostrare con la massima sincerità, quello che accade nel suo animo, che è esattamente quello che accade nell'animo di ciascun essere umano. L'uomo, infatti, è capace di pensare cose meravigliose e cose che la morale definirebbe aberranti, ma che pure esistono da sempre e per sempre. Volenti o nolenti, l'essere umano pensa prevalentemente in bianco e nero ed i colori sono solo un arricchimento estetico del pensiero, secondo l'ispirazione estemporanea del momento. Ecco perchè le opere di Massimiliano Maggi, affrontando e mettendo a nudo i sogni nascosti e proibiti dal pensiero unico dominante del momento, risultano affascinanti e misteriose. Affascinanti perchè da sempre l'uomo subisce il fascino del proibito e misteriose perchè toccano anche il tema del rapporto tra la vita e la morte, quantomai attuale in questo periodo nel quale la paura di morire ha preso il sopravvento cancellando, di fatto la bellezza e la libertà della vita. L’opera più importante della mostra è una scultura di 50x50x50 cm, realizzata in legno di Cedro del Libano e ferro. Ogni riferimento morale o sessuale del fallo ligneo, fin troppo facile e persino banale e scontato, viene cancellato dal tipo di legno utilizzato per l'opera. Se l'artista, avesse voluto limitarsi ad una mera provocazione sessuale, infatti, peraltro come detto, ormai inutile in quanto affrontata da molteplici scultori e pittori negli ultimi decenni, quindi del tutto priva di interesse artistico e fine  a sé stessa, avrebbe utilizzato un legno di maggior reperibilità e minor costo. Il Cedro del Libano, infatti non è solo un albero per noi esotico, trovandosi appunto prevalentemente in Libano, tanto da essere presente sulla bandiera di quel Paese, dal legno molto costoso e pregiato, ma è anche sacro, in quanto secondo la leggenda il Tempio di Salomone vebbe edificato proprio con legno di Cedro del Libano. Ecco quindi che il fallo scolpito da Massimiliano Maggi, perde ogni attributo di volgarità o di allegoria sessuale, per rivelarsi come simbolo di vita, in quanto strumento indispensabile per la procreazione naturale tra uomo e donna. Questo concetto è poi rafforzato dalla falce sottostante, che rappresenta sì la morte che nell'immaginario collettivo viene, appunto a falciare gli uomini, ma la esorcizza, trasformandola in simbolo di vita, che falcia il grano, alimento di vitale importanza in ogni parte del mondo. Ecco quindi che siamo di fronte ad un'allegoria del trionfo della vita sulla morte, attraverso la simbologia del mantenimento della specie e della sua nutrizione. Probabilmente proprio quest'ultimo aspetto, colpirà e forse irriterà i benpensanti, aldilà dell'allegoria sessuale perchè oggi il fallo maschile, può essere usato nell'arte per irridere i simboli, specialmente se religiosi, ma non come simbolo a sua volta, della normale riproduzione naturale della specie umana, che volenti o nolenti, si ha solo con la copula fra un elemento maschile ed uno femminile, identità che si vogliono cancellare, in nome di una fluidità sessuale, questa sì innaturale e sconvolgente. Luca Monti

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